giovedì 17 settembre 2009

Rassegna Stampa


Se la Corte Costituzionale dovesse bocciare il cosidetto "lodo Alfano" la legge, approvata la scorsa estate che prevede lo stop ai processi per le 4 più alte cariche dello Stato, «ci sarebbero danni a funzioni elettive, che non potrebbero essere esercitate con l'impegno dovuto, quando non si arrivi addirittura alle dimissioni. In ogni caso con danni in gran parte irreparabili». È sulla base di questo pericolo in cui potrebbe incorrere il premier Silvio Berlusconi che l'Avvocatura generale dello Stato, per conto della Presidenza del Consiglio, difende la "ratio" della legge che sospende i processi nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato.

oggi, Corriere della Sera


La memoria (difensiva) di 21 pagine è stata depositata presso la cancelleria della Corte Costituzionale in vista dell'udienza del 6 ottobre.
Il legale (dello Stato Giacomo Nori), con argomenti soprattutto politici, difende la "ragionevolezza" del 'lodo Alfano' perché in grado di coordinare due interessi: quello "personale dell'imputato a difendersi in giudizio"; e "quello generale, oltre che personale, all'esercizio efficiente delle funzioni pubbliche" svolte dal premier.

oggi, Repubblica


La tesi sostenuta nel documento di 21 pagine (che si unisce alle memorie presentate dai legali del Cavaliere e da quelli della Procura di Milano, autrice di uno dei tre ricorsi all’Alta Corte), è che il giudizio dovrà tener conto non solo di «ipotesi astratte», ma della «reale situazione attuale», fatta di «inefficienze e anomalie» nel mondo della giustizia e dei mass media. «Talvolta - si legge nella memoria - la sola minaccia di un procedimento penale può costringere alle dimissioni prima che intervenga una sentenza e anche quando i sospetti diffusi presso la pubblica opinione si sono dimostrati infondati».
Gli effetti della caduta dello «scudo» si avrebbero non in un’Italia ideale, ma in quella reale in cui i processi durano anni e anni («rari quelli che si concludono nel tempo di una legislatura e ancor più di un mandato di un presidente del Consiglio»); c’è una frequente fuga di notizie coperte dal segreto «prima che abbiano avuto la loro verifica processuale»; e i media operano con uno «stile» particolare trattandosi di processi soprattutto dal peso politico.

oggi, Il Giornale


L’invito alla Consulta è di tener conto, nel giudicare il «lodo», non solo di «ipotesi astratte» ma anche della «reale situazione attuale». Fatta di «inefficienze e anomalie». Tra cui, appunto la lunghezza dei processi, la fuga di notizie coperte da segreto, i «rapporti tra uffici giudiziari e media» e anche «lo stile giornalistico (senza mettere in dubbio la loro liceità) con il quale processi di un certo genere vengono trattati». In altre parole, i «danni irreparabili» prodotti dalla ripresa dei processi avverrebbero «senza che ci siano intenti persecutori e senza alcuna responsabilità dei magistrati» ma «per la sola disfunzione del sistema per un certo modo in cui oggi operano i media». E dunque «una soluzione andava trovata», e quella adottata con il «lodo Alfano» «era la sola in grado di tutelare adeguatamente» l’interesse personale dell’imputato e quello generale all’esercizio efficiente delle funzioni pubbliche. «La soluzione - conclude l’avvocato dello Stato - è quella secondo la quale si producono i danni a somma minore».

oggi, La Stampa


Dunque – è il ragionamento – il lodo Alfano sarebbe «incostituzionale» come il lodo Schifani che venne bocciato dalla Consulta il 20 gennaio 2004. Si cerca di leggere i numeri e di capire come andrà a finire nell’aula delle udienze della Consulta: alcune indiscrezioni parlano di otto giudici per la bocciatura, cinque contrari, due incerti. Da quello che deciderà la Corte dipenderà del resto la ripresa o meno dei processi milanesi in cui il premier è imputato (per corruzione dell’avvocato inglese Mills e per irregolarità nella compravendita dei diritti televisivi Mediaset), oltre che il procedimento fermo al gip di Roma dove Berlusconi è indagato per istigazione alla corruzione di alcuni senatori eletti all’estero nella scorsa legislatura.

oggi, Avvenire


«La legittimità del lodo Alfano non può essere guardata solo con la lente dell’opportunità politica e della contingenza, altrimenti si avalla la teoria delle leggi ad personam». Lo dichiara la capogruppo Pd in commissione Giustizia alla Camera, Donatella Ferranti. «La Corte - aggiunge - vaglierà esclusivamente la compatibilità del Lodo Alfano con i principi della nostra Carta costituzionale. In realtà la vera anomalia italiana è quella di un premier che con le sue leggi si sottrae a un processo per reati attribuitigli quando era un cittadino comune».
La deputata Pd commenta così le indiscrezioni sulla memoria presentata dall’Avvocatura generale dello Stato, in vista dell’udienza della Consulta fissata per il 6 ottobre.

oggi, Il Giorno


La sentenza della Corte costituzionale sul «lodo Alfano» è una delle stazioni più temibili della via crucis berlusconiana.

oggi, Il Manifesto








oggi, Il Foglio