martedì 27 gennaio 2009

Giorno della memoria

"La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati".

Parlamento Italiano, Legge 20 luglio 2000, n. 211


LETTERA ALLA MADRE
frammento

[…] Fili elettrici, alti e doppi,
non ti lasceranno mai più rivedere tua figlia, Mamma.
Non credere alle mie lettere censurate,
ben diversa è la verità; ma non piangere, Mamma.

E se vuoi seguire le tracce di tua figlia
non chiedere a nessuno, non bussare a nessuna porta:
cerca le ceneri nei campi di Auschwitz,
le troverai lì. Ma non piangere — qui c’è già troppa amarezza.

E se vuoi scoprire le tracce di tua figlia
cerca le ceneri nei campi di Birkenau:
saranno lì — Cerca, cerca le ceneri
nei campi di Auschwitz, nei boschi di Birkenau.

Cerca le ceneri, Mamma — io sarò lì!

Monika Dombke, Birkenau, 1943


Nel frattempo il vescovo Richard Williamson, appena riabilitato da Papa Ratzinger afferma, senza troppi giri di parole, che le camere a gas non sono mai esistite. Video RepubblicaRadioTv

Buona giornata della memoria a tutti...anche al vescovo Williamson...

martedì 20 gennaio 2009

Yes, we can!

Martedì 20 gennaio 2009 ore 12.00. God bless America.

lunedì 19 gennaio 2009

DTT, una nuova possibilità


La Provincia Autonoma di Trento è stata scelta su base nazionale per la sperimentazione del DTT, la tecnologia televisiva digitale terrestre.
Il digitale terrestre è un sistema di diffusione del segnale televisivo in formato digitale che offre numerosi vantaggi tra cui il miglioramento della qualità visiva (ad alta definizione), un aumento dei servizi della televisione, una maggiore interattività, l'aumento dei canali disponibili. Soprattutto quest'ultima caratteristica della tecnologia digitale terrestre può rappresentare per l'Italia un punto di svolta anche in termini di democrazia. Il Bel Paese ha infatti un situazione mediatica piuttosto singolare: un duopolio televisivo che non si è stati in grado di superare fino ad oggi. Tre canali Rai e tre canali Mediaset: un servizio pubblico, dunque, con peculiarità piuttosto diverse dalla Bbc inglese per esempio (il servizio pubblico per eccellenza), e tre canali privati, le reti Mediaset. Sei reti che distanziano in modo molto evidente, in termini di ascolto, gli altri attori del settore.
Ad oggi la situazione la conosciamo tutti. Nessuno, però, pare preoccuparsene come dovrebbe. Il proprietario dei tre canali Mediaset è Silvio Berlusconi. Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi. E anche se dal 1975, quando fu emanata la legge denominata Riforma della Rai che introdusse nuove norme in materia di diffusione televisiva, il controllo delle reti pubbliche non è più di competenza del Governo ma del Parlamento, è evidente la grande influenza del, tra le tante cose, Presidente del Milan, nel mondo dell'informazione e della comunicazione italiana.
Non vorrei dilungarmi troppo sul tanto discusso "conflitto di interessi", quanto più vorrei sottolineare la grande importanza e la grande possibilità che può offrire la nuova tecnologia di diffusione televisiva che, in prospettiva, porterà a quintuplicare l'offerta del medium più diffuso nel nostro Paese (il 98,5% dei cittadini italiani guarda la tv). Questo significherà quindi più pluralismo nell'informazione italiana. E si sa quanto ne abbiamo bisogno.
In Trentino la sperimentazione partirà il 15 febbraio 2009. Inizialmente la transizione dal sistema analogico a quello digitale sarà parziale: Rai 2 e Rete 4 saranno infatti gli unici due canali che non si potranno più ricevere con il sistema analogico. Consecutivamente, nell'ottobre 2009, passeranno al digitale tutte le reti nazionali e locali. Per ricevere il segnale digitale è necessario o un televisore digitale o un decoder, piccolo apparecchio che si collega alla televisione analogica per non essere obbligati a cambiarla.
L'acquisto imposto sempre provoca reazioni negative. E questo sta accadendo anche in Trentino. Facendo un giro nei negozi di elettronica è presto verificabile: cittadini disorientati che comperano decoder lamentandosi del fatto di doverlo fare. Vorrei non succedesse. Il digitale terrestre dà l'opportunità di guadagnare qualcosa che non ha prezzo: un'informazione più libera, un numero maggiore di idee e opinioni e punti di vista. Anche questo, anzi soprattutto questo, è democrazia.

giovedì 15 gennaio 2009

sabato 10 gennaio 2009

Brainstorming: straniero

Leggo i giornali e rifletto. La Lega Nord propone una tassa sul permesso di soggiorno...lo stop del governo...fortunatamente. Mi viene in mente una poesia, anzi due...ecco quel che mi viene in mente...

Cittadino del mondo

Il tuo Cristo è ebreo
e la tua democrazia è greca

la tua scrittura è latina

e i tuoi numeri sono arabi

la tua auto è giapponese

e il tuo caffé è brasiliano

il tuo orologio è svizzero

e il tuo walkman è coreano

la tua pizza è italiana

e la tua camicia è hawaiana

le tue vacanze sono turche,
tunisine o marocchine.
Cittadino del mondo

non rimproverare il tuo vicino
di essere... straniero



Amigo blanco

...amigo blanco:

Cuando yo nacer, yo negro
Cuando yo crecer, yo negro
Cuando yo sol, yo negro
Cuando yo frio, yo negro
Cuando yo asustado, yo negro
Cuando yo enfermo, yo negro
Cuando yo morir, yo negro

Cuando tu nacer, tu rosado
Cuando tu crecer, tu blanco
Cuando tu sol, tu rojo
Cuando tu frio, tu morado
Cuando tu asustado, tu amarillo
Cuando tu enfermo, tu verde
Cuando tu morir, tu gris

Entonces... tu tener bolas de llamarme a mi "de color"?

mercoledì 7 gennaio 2009

Internet e i "cattivi"

Accendo il pc, come ogni sera quando rientro. Apro la mia pagina Facebook e trovo i soliti 87 inviti ad iscrivermi a gruppi che non controllo da giorni. Clicco, convinta di mettere un po' d'ordine al mio profilo. Mi soffermo però su un gruppo in particolare:"Fuori la mafia da Facebook". Me lo manda un amico siciliano. Da Catania a Trento, in un secondo.
Mi incuriosico, continuo a cliccare, e leggo di che si tratta: "Provenzano e Riina su Facebook. Gruppi di sostenitori che ne esaltano la storia e le gesta come fossero eroi e non brutali assassini, mandanti o esecutori di centinaia di omicidi, protagonisti delle pagine più buie e sanguinose della nostra storia. Uomini come Peppino Impastato, Libero Grassi, Pio La Torre, Rocco Chinnici, Placido Rizzotto, Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino, Beppe Alfano, Pippo Fava -solo per citarne alcuni- non meritano tutto questo. Non meritano che la loro memoria venga oltraggiata così impunemente dai sostenitori della mafia. Questi gruppi vanno chiusi. La mafia va isolata nella realtà e in tutte le sue espressioni, compresa Facebook".
Voglio dare anche un'occhiata a questi gruppi dei sostenitori della mafia. Ne clicco uno a caso. Non si legge il titolo del gruppo sul link. Si apre la pagina. Il titolo mi fa quasi ridere: "Gruppo creato per la santificazione di Bernardo Provenzano"; descrizione del gruppo: "Bernardo Provenzano santo subito". Continuo a leggere perchè non posso credere che 237 persone iscritte al gruppo (o anche solo una che lo ha fondato) non stiano facendo dell'ironia. Mi rendo conto presto, stupita, che il gruppo non ha nulla di ironico: è un vero e proprio fan club di Bernardo Provenzano.
Decido che sono d'accordo con il mio amico di Catania: mi iscrivo al gruppo "Fuori la mafia da Facebook".

Accendo il pc, come ogni mattina se sono in casa. Apro la pagina di Repubblica per leggere le notizie. Un titolo cattura subito la mia attenzione: "Riina su Facebook, indaga il pm. Il sospetto: operazione della mafia". Ho letto l'articolo è il pensiero è tornato allo stupore di ieri. Nessuna ironia ma ancora una volta, probabilmente, la rete dalla parte dei "cattivi". E non mi faccio problemi, questa volta, a pensarla come i bambini: sissignori questi sono cattivi veri come il lupo di Cappuccetto Rosso e la matrigna di Biancaneve. Solo che spesso le storie di cronaca narrate dai giornali con questi cattivi per antagonisti non hanno avuto un lieto fine.



RIINA SU FACEBOOK; INDAGA IL PM
IL SOSPETTO: OPERAZIONE DELLA MAFIA

di Attilio Bolzoni

Se Totò Riina è diventato "un mito" e Bernardo Provenzano lo vogliono fare "subito santo", qualcuno si sta chiedendo se per caso i mafiosi non abbiano deciso di utilizzare anche la Rete. Per andare alla ricerca di qualcosa che in Sicilia non hanno più come avevano prima: il consenso. Su Facebook forse non sono soltanto certi scapestrati ragazzini a inneggiare ai boss, forse c'è anche dell'altro. Alla procura di Palermo "guardano con molta attenzione" a quello che sta avvenendo in questi giorni sul social network più frequentato di Internet, insomma sembra prossima l'apertura di un'inchiesta giudiziaria.

In Rete non sono finiti solo gli "auguri ai Padrini" o le foto di quelli che hanno aderito ai Provenzano fans club, c'è anche chi ha messo in discussione sentenze definitive su capimafia accusati di omicidi e stragi, chi ha più volte ribadito nei suoi messaggi: "Ma siamo sicuri che quei verdetti siano davvero giusti?". Il sospetto è che dietro la stupidaggine e la volgarità di alcuni si nascondano personaggi con ben altri obiettivi. Come se ci fosse una regia. Per riproporre i soliti temi cari ai mafiosi: la revisione dei processi e un aggiustamento del 41 bis.

Per ora è soltanto un'ipotesi. Ma è un'ipotesi davanti alla quale il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso non si stupisce. Al contrario, il procuratore risponde: "Ci credo, è possibile. Non siamo più ai tempi del sasso in bocca. E se fino a qualche anno fa c'erano ancora capi mandamento di Palermo che nei loro salotti parlavano di contattare giornalisti importanti per sostenerli in una campagna propagandistica, perché dobbiamo escludere che i mafiosi oggi non sfruttino mediaticamente tutte le possibilità?".

Aggiunge Grasso: "I mafiosi si muovono nel mondo globale a grande velocità, sono sempre i più svelti ad adattarsi alle novità". Dopo i proclami - famoso quello di Leoluca Bagarella il 12 luglio del 2002 davanti alla Corte di Assise di Trapani - e dopo le pubbliche manifestazioni per un carcere meno duro - famoso lo striscione esibito il 22 dicembre 2002 dagli ultras alla curva sud dello stadio della Favorita - potrebbe diventare il web la nuova frontiera mafiosa. Già qualche tempo fa qualche uomo d'onore era particolarmente interessato alle potenzialità della Rete. E c'era già chi la stava "studiando". Erano stati i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, quelli di Brancaccio coinvolti nelle bombe di Firenze e Roma e Milano del '93, a dare incarico alla sorella Nunzia (intercettata a colloquio con i fratelli mentre parlava proprio di esplorare il mondo on line per loro conto) per intervenire sulle cose di famiglia. E per lanciare segnali. Per promuovere "l'immagine mafia" in Sicilia e in Italia.

Le ultime scorribande su Facebook rientrano nella nuova strategia di comunicazione di Cosa Nostra? È quello che proverà ad accertare l'inchiesta che si prepara ad aprire la procura della repubblica di Palermo - probabilmente la delega sarà affidata alla polizia postale - nei prossimi giorni. Il confine fra chi è diventato "amico di Totò Riina" e chi invece sta progettando altro in Rete, naturalmente è assai sottile e scivoloso. Neanche una settimana fa erano già migliaia quegli "amici" dei boss corleonesi - 2228 iscritti al fianco del solo "zio Totò", 34 i Provenzano fans club, 85 i ragazzi che sostengono il sito "Ma cosa vi ha fatto il figlio di Riina?". Un modo per sostenere Salvo, il secondogenito del boss, nella sua ultima battaglia.

Quella di lasciare Corleone, dove oggi è ancora al soggiorno obbligato, per emigrare a Cernusco sul Naviglio e rifarsi una vita. Ottantacinque ragazzi che vogliono generosamente offrire una chance a un loro coetaneo o qualcosa d'altro? "È preoccupante che certi personaggi di mafia esercitino un grande fascino. Per cercare di apparire dissacratori, controcorrente, originali, quei ragazzi finiscono per alimentare il mito di assassini, autori di stragi", dice il neo procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia. E ancora il procuratore Pietro Grasso: "Non sono d'accordo per una censura del sito, oscurare non serve. Contro chi inneggia a quei boss bisogna scatenare una grande reazione civile. E sommergere quegli altri con una valanga di messaggi di segno contrario". È un po' quello che è accaduto. Più di 100 mila firme su Facebook per cancellare i "sostenitori" dei boss di Corleone. E altre 50 mila per gridare: "A noi la mafia fa schifo".

da Repubblica.it, 7 gennaio 2009

domenica 4 gennaio 2009

venerdì 2 gennaio 2009