martedì 8 dicembre 2009
Precariato ed esterofilia...
di Pier Luigi Celli
Un'aula dell'Università di Bologna
Figlio mio, stai per finire la tua Università; sei stato bravo. Non ho rimproveri da farti. Finisci in tempo e bene: molto più di quello che tua madre e io ci aspettassimo. È per questo che ti parlo con amarezza, pensando a quello che ora ti aspetta. Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio.
Puoi solo immaginare la sofferenza con cui ti dico queste cose e la preoccupazione per un futuro che finirà con lo spezzare le dolci consuetudini del nostro vivere uniti, come è avvenuto per tutti questi lunghi anni. Ma non posso, onestamente, nascondere quello che ho lungamente meditato. Ti conosco abbastanza per sapere quanto sia forte il tuo senso di giustizia, la voglia di arrivare ai risultati, il sentimento degli amici da tenere insieme, buoni e meno buoni che siano. E, ancora, l'idea che lo studio duro sia la sola strada per renderti credibile e affidabile nel lavoro che incontrerai.
Ecco, guardati attorno. Quello che puoi vedere è che tutto questo ha sempre meno valore in una Società divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in cambio di un riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili; di carriere feroci fatte su meriti inesistenti. A meno che non sia un merito l'affiliazione, politica, di clan, familistica: poco fa la differenza.
Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista; forse poco più di un millesimo di un grande manager che ha all'attivo disavventure e fallimenti che non pagherà mai. E' anche un Paese in cui, per viaggiare, devi augurarti che l'Alitalia non si metta in testa di fare l'azienda seria chiedendo ai suoi dipendenti il rispetto dell'orario, perché allora ti potrebbe capitare di vederti annullare ogni volo per giorni interi, passando il tuo tempo in attesa di una informazione (o di una scusa) che non arriverà. E d'altra parte, come potrebbe essere diversamente, se questo è l'unico Paese in cui una compagnia aerea di Stato, tecnicamente fallita per non aver saputo stare sul mercato, è stata privatizzata regalandole il Monopolio, e così costringendo i suoi vertici alla paralisi di fronte a dipendenti che non crederanno mai più di essere a rischio.
Credimi, se ti guardi intorno e se giri un po', non troverai molte ragioni per rincuorarti. Incapperai nei destini gloriosi di chi, avendo fatto magari il taxista, si vede premiato - per ragioni intuibili - con un Consiglio di Amministrazione, o non sapendo nulla di elettricità, gas ed energie varie, accede imperterrito al vertice di una Multiutility. Non varrà nulla avere la fedina immacolata, se ci sono ragioni sufficienti che lavorano su altri terreni, in grado di spingerti a incarichi delicati, magari critici per i destini industriali del Paese. Questo è un Paese in cui nessuno sembra destinato a pagare per gli errori fatti; figurarsi se si vorrà tirare indietro pensando che non gli tocchi un posto superiore, una volta officiato, per raccomandazione, a qualsiasi incarico. Potrei continuare all'infinito, annoiandoti e deprimendomi.
Per questo, col cuore che soffre più che mai, il mio consiglio è che tu, finiti i tuoi studi, prenda la strada dell'estero. Scegli di andare dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati. Probabilmente non sarà tutto oro, questo no. Capiterà anche che, spesso, ti prenderà la nostalgia del tuo Paese e, mi auguro, anche dei tuoi vecchi. E tu cercherai di venirci a patti, per fare quello per cui ti sei preparato per anni.
Dammi retta, questo è un Paese che non ti merita. Avremmo voluto che fosse diverso e abbiamo fallito. Anche noi. Tu hai diritto di vivere diversamente, senza chiederti, ad esempio, se quello che dici o scrivi può disturbare qualcuno di questi mediocri che contano, col rischio di essere messo nel mirino, magari subdolamente, e trovarti emarginato senza capire perché.
L'università La Sapienza di Roma
Adesso che ti ho detto quanto avrei voluto evitare con tutte le mie forze, io lo so, lo prevedo, quello che vorresti rispondermi. Ti conosco e ti voglio bene anche per questo. Mi dirai che è tutto vero, che le cose stanno proprio così, che anche a te fanno schifo, ma che tu, proprio per questo, non gliela darai vinta. Tutto qui. E non so, credimi, se preoccuparmi di più per questa tua ostinazione, o rallegrarmi per aver trovato il modo di non deludermi, assecondando le mie amarezze.
Preparati comunque a soffrire.
Con affetto,
tuo padre
L'autore è stato direttore generale della Rai. Attualmente è direttore generale della Libera Università internazionale degli studi sociali, Luiss Guido Carli.
(Repubblica, 30 novembre 2009)
giovedì 17 settembre 2009
Rassegna Stampa
Se la Corte Costituzionale dovesse bocciare il cosidetto "lodo Alfano" la legge, approvata la scorsa estate che prevede lo stop ai processi per le 4 più alte cariche dello Stato, «ci sarebbero danni a funzioni elettive, che non potrebbero essere esercitate con l'impegno dovuto, quando non si arrivi addirittura alle dimissioni. In ogni caso con danni in gran parte irreparabili». È sulla base di questo pericolo in cui potrebbe incorrere il premier Silvio Berlusconi che l'Avvocatura generale dello Stato, per conto della Presidenza del Consiglio, difende la "ratio" della legge che sospende i processi nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato.
oggi, Corriere della Sera
La memoria (difensiva) di 21 pagine è stata depositata presso la cancelleria della Corte Costituzionale in vista dell'udienza del 6 ottobre.
Il legale (dello Stato Giacomo Nori), con argomenti soprattutto politici, difende la "ragionevolezza" del 'lodo Alfano' perché in grado di coordinare due interessi: quello "personale dell'imputato a difendersi in giudizio"; e "quello generale, oltre che personale, all'esercizio efficiente delle funzioni pubbliche" svolte dal premier.
oggi, Repubblica
La tesi sostenuta nel documento di 21 pagine (che si unisce alle memorie presentate dai legali del Cavaliere e da quelli della Procura di Milano, autrice di uno dei tre ricorsi all’Alta Corte), è che il giudizio dovrà tener conto non solo di «ipotesi astratte», ma della «reale situazione attuale», fatta di «inefficienze e anomalie» nel mondo della giustizia e dei mass media. «Talvolta - si legge nella memoria - la sola minaccia di un procedimento penale può costringere alle dimissioni prima che intervenga una sentenza e anche quando i sospetti diffusi presso la pubblica opinione si sono dimostrati infondati».
Gli effetti della caduta dello «scudo» si avrebbero non in un’Italia ideale, ma in quella reale in cui i processi durano anni e anni («rari quelli che si concludono nel tempo di una legislatura e ancor più di un mandato di un presidente del Consiglio»); c’è una frequente fuga di notizie coperte dal segreto «prima che abbiano avuto la loro verifica processuale»; e i media operano con uno «stile» particolare trattandosi di processi soprattutto dal peso politico.
oggi, Il Giornale
L’invito alla Consulta è di tener conto, nel giudicare il «lodo», non solo di «ipotesi astratte» ma anche della «reale situazione attuale». Fatta di «inefficienze e anomalie». Tra cui, appunto la lunghezza dei processi, la fuga di notizie coperte da segreto, i «rapporti tra uffici giudiziari e media» e anche «lo stile giornalistico (senza mettere in dubbio la loro liceità) con il quale processi di un certo genere vengono trattati». In altre parole, i «danni irreparabili» prodotti dalla ripresa dei processi avverrebbero «senza che ci siano intenti persecutori e senza alcuna responsabilità dei magistrati» ma «per la sola disfunzione del sistema per un certo modo in cui oggi operano i media». E dunque «una soluzione andava trovata», e quella adottata con il «lodo Alfano» «era la sola in grado di tutelare adeguatamente» l’interesse personale dell’imputato e quello generale all’esercizio efficiente delle funzioni pubbliche. «La soluzione - conclude l’avvocato dello Stato - è quella secondo la quale si producono i danni a somma minore».
oggi, La Stampa
Dunque – è il ragionamento – il lodo Alfano sarebbe «incostituzionale» come il lodo Schifani che venne bocciato dalla Consulta il 20 gennaio 2004. Si cerca di leggere i numeri e di capire come andrà a finire nell’aula delle udienze della Consulta: alcune indiscrezioni parlano di otto giudici per la bocciatura, cinque contrari, due incerti. Da quello che deciderà la Corte dipenderà del resto la ripresa o meno dei processi milanesi in cui il premier è imputato (per corruzione dell’avvocato inglese Mills e per irregolarità nella compravendita dei diritti televisivi Mediaset), oltre che il procedimento fermo al gip di Roma dove Berlusconi è indagato per istigazione alla corruzione di alcuni senatori eletti all’estero nella scorsa legislatura.
oggi, Avvenire
«La legittimità del lodo Alfano non può essere guardata solo con la lente dell’opportunità politica e della contingenza, altrimenti si avalla la teoria delle leggi ad personam». Lo dichiara la capogruppo Pd in commissione Giustizia alla Camera, Donatella Ferranti. «La Corte - aggiunge - vaglierà esclusivamente la compatibilità del Lodo Alfano con i principi della nostra Carta costituzionale. In realtà la vera anomalia italiana è quella di un premier che con le sue leggi si sottrae a un processo per reati attribuitigli quando era un cittadino comune».
La deputata Pd commenta così le indiscrezioni sulla memoria presentata dall’Avvocatura generale dello Stato, in vista dell’udienza della Consulta fissata per il 6 ottobre.
oggi, Il Giorno
La sentenza della Corte costituzionale sul «lodo Alfano» è una delle stazioni più temibili della via crucis berlusconiana.
oggi, Il Manifesto
oggi, Il Foglio
mercoledì 19 agosto 2009
Addio a Fernanda Pivano, the beat victorian girl
CLICCA QUI...e buona visione!
Dal suo ultimo articolo pubblicato sul Corriere della Sera:
Non ho mai voluto accettare le malattie dell’età e ne ho le scatole piene di dover prendere tutte queste pastiglie che i medici mi prescrivono. Ho sempre cercato di vivere di passioni e tutto questo mi riporta solo alla disperazione dei miei 92 anni, con le vene che non reggono la pressione di una semplice iniezione. Ma grazie a Dio ci sono questi ragazzi di 18 anni che mi mandano le loro poesie, i loro racconti, i loro auguri e mi chiedono suggerimenti su come fare a superare le tragedie della vita. Ahimè. A 92 anni ancora non so cosa rispondere. Dico loro di sperare. Di battersi per vivere in un mondo senza guerre volute solo da capitani ansiosi di medaglie. Di sorridere senza il rimorso di non aver aiutato nessuno. E proprio questi giovani sono una grande, meravigliosa, consolazione. Il segno che qualcosa di ciò che hai fatto ha lasciato un piccolo segno, un piccolo seme.
lunedì 10 agosto 2009
Giornalismo cade da guardia o cane da riporto?
Silvio Berlusconi in un'intervista al Gr1 attacca il quotidiano La Repubblica di "giornalismo deviato". E poi torna a parlare della Rai, dopo una conferenza stampa di Ferragosto in cui ha tessuto le lodi di se stesso e del suo operato nei primi mesi governo, oltre ad accusare i giornalisti che si pongono delle domande. EsseBì continua indisturbato.
"Niente è più difficile da vedere con i propri occhi di quello che si ha sotto il naso"
J.W. Goethe
venerdì 26 giugno 2009
venerdì 29 maggio 2009
Un sogno nel capello
Si intitola “Un sogno nel cappello” e andrà in scena venerdì 29 maggio alle 21.00 al teatro Don Bosco di Pergine, lo spettacolo di chiusura del laboratorio “Accoglienza, integrazione, legalità”.
Il laboratorio creativo sui temi dell’interculturalità, che fa parte del più ampio progetto “Sicuri insieme”, è stato organizzato al Centro Giovani di Pergine grazie ad una forte sinergia tra la Provincia Autonoma di Trento, Con.Solida, il Comune di Pergine Valsugana, la Cooperativa Arianna, il Piano Giovani di Zona di Pergine e della Valle del Fersina.
Il corso, rivolto ad adolescenti, si è proposto di sensibilizzare i giovani partecipanti sui temi dell’integrazione, dell’accoglienza e della legalità, affiché poi diventino essi stessi portavoce del messaggio. Il Centro Giovani ha affidato il compito a due giovani laureate che hanno trattato la tematica attraverso le loro competenze specifiche. Il laboratorio è stato infatti condotto con metodologie distinte: tecniche teatrali e del movimento unite a contenuti giornalistici. Sabrina Bonetti, educatrice del Centro Giovani, spiega l’importanza del progetto: “Negli ultimi due anni all’interno del Centro Giovani, come in tutto il territorio, è aumentata la presenza degli stranieri e con essa sono sorte nuove problematiche di convivenza. Il Centro Giovani – continua – ha ritenuto opportuna una riflessione su queste tematiche insieme ai ragazzi, stranieri e non, grazie anche ad uno strumento prezioso come un laboratorio creativo”. Anche Federica Chiusole, una delle due giovani insegnanti è d’accordo: “I ragazzi – afferma – si confrontano quotidianamente con lo scambio culturale che può nascere dall’incontro con una persone di diversa origine: è importante – continua – che essi siano preparati a cogliere il meglio per non cadere nella trappola dell’intolleranza e dell’incomprensione”.
Lo spettacolo, scritto dagli stessi ragazzi partecipanti al laboratorio, è proprio il messaggio che i giovani hanno deciso di dare a chiunque sia disponibile ad abbattere le barriere che spesso si alzano nei confronti di chi è diverso.
Il gruppo che ha preso parte al progetto e che darà vita allo spettacolo rappresenta già testimonianza di integrazione, dimostrazione del fatto che tutto questo è possibile.
giovedì 21 maggio 2009
Incontro senza confini: spazio aperto alla creatività
In occasione della Festa dei Popoli di Trento, un pomeriggio dedicato a giovani e giovanissimi. Diversi gruppi si alterneranno sul palco di Piazza Fiera con performance teatrali, giocoleria, musica e danza. Nel frattempo giovani artisti dipingeranno quadri in tempo reale. Un pomeriggio all'insegna della creatività che sia stimolo per una riflessione sull'integrazione.
Quando: sabato 23 maggio 2009
Ora: 17.00 - 19.00
Dove: Piazza Fiera
Città/Paese: Trento, Italy
sabato 9 maggio 2009
Mama Africa
Si spengono le luci. Sono millecinquecento le persone presenti. Sul palco appare scalza e vestita in bianco, ricordando una sposa. Fiorella Mannoia con la sua voce calda, ammalia il pubblico trasformando per due ore il Palazzetto dello Sport di Rovereto in un teatro. Si crea subito un’atmosfera piacevole, diretta, amichevole. E non solo con il pubblico trentino: ad ascoltare la Mannoia, c’è anche la cittadinanza di Caia, un piccolo distretto nella regione centrale del Mozambico.
Era martedì 5 maggio quando al Palazzetto dello Sport di Rovereto è andato in scena il concerto di Fiorella Mannoia. La data trentina del tour “In Movimento” è stata una data particolare: il concerto è stato infatti dedicato al Distretto di Caia, regione gemellata da circa otto anni con la Provincia di Trento, dove è attivo, grazie al Consorzio Associazioni con il Mozambico (CAM), un programma di cooperazione comunitaria.
Ad aprire il concerto della Mannoia il Presidente del CAM, Paolo Rosatti, che, emozionato, racconta che l’idea di far incontrare il programma di cooperazione seguito dal CAM a Fiorella Mannoia è arrivata circa tre anni fa, quando al rientro da un viaggio in Mozambico, ascoltando la radio, ha sentito un singolo della Mannoia cantato in portoghese (lingua che si parla anche in Mozambico), dal titolo “Mama Africa”. E’ cominciata così la ricerca di contatti che potessero portare Paolo Rosatti a Fiorella Mannoia, concretizzatasi nel concerto di Rovereto che, grazie ad una linea internet è arrivato fino all’altro lato del mondo, in Africa.
A rendere possibile la ricezione del segnale a Caia è stata la presenza di una piccola radio comunitaria, nata sotto impulso della cittadinanza e grazie al lavoro del Consorzio trentino.
RCC (Radio Comunitaria di Caia) è nata infatti per un’esigenza popolare: “Ero a Caia durante uno dei miei viaggi – racconta Paolo Rosatti, presidente del CAM – ed è arrivato da me un gruppo di giovani che già collaborava con noi per alcuni laboratori di musica e teatro, dicendomi che da un po’ pensavano al progetto di una radio comunitaria anche per Caia, come già esistevano nei distretti limitrofi. Volevano - continua Rosatti – una radio che parlasse la loro lingua tradizionale oltre che il portoghese, una radio in cui sentirsi protagonisti”.
La Radio Comunitaria di Caia, inaugurata il 24 novembre 2007, è oggi una forte presenza nel distretto mozambicano: è un mezzo di comunicazione della gente e per la gente cresciuta in una realtà, quella di Caia, dove le fonti d’informazione erano nulle prima dell’avvento della radio. A Caia infatti non c’è televisione e non arrivano i giornali, la radio è dunque l’unico vero canale d’informazione, l’unico luogo di promozione dei diritti degli abitanti del luogo, l’unico spazio in cui discutere dello sviluppo della cittadina.
Il progetto radio non è però l’unico gestito dal CAM nel distretto di Caia. Quello attivato in Mozambico dal Consorzio è infatti un programma multisettoriale integrato di cooperazione comunitaria. Questo significa che il Cam opera in Africa con diversi progetti (comunicazione, salute, educazione, urbanistica…) e attraverso un nuovo modo di fare cooperazione allo sviluppo: la cooperazione comunitaria è infatti cooperazione decentrata (ossia cooperazione finanziata da enti pubblici decentrati come regioni, provincie, comuni) ma che cerca di coinvolgere anche enti locali privati. Il Cam è finanziato attualmente per ben il 40% da soggetti privati mentre il 60% è a carico della Provincia Autonoma di Trento. La motivazione del termine “comunitaria” per questo genere di cooperazione svolta dal Cam è dovuta alle scelte di operato: con il termine “comunitaria” infatti si sottolinea la relazione che il Cam porta avanti tra due comunità, nelle loro varie espressioni. Da ben otto anni infatti dura l’amicizia che lega la Provincia di Trento al Distretto di Caia. Il gemellaggio che intercorre tra i due territori ha riscosso successo e in questi anni non ha mai visto crisi. Secondo il presidente del CAM, Paolo Rosatti la forza di questo gemellaggio sta in progetti solidi e concreti sia in Mozambico sia in Trentino: “Le nostre iniziative in Mozambico – afferma Rosatti – sono per necessità molto concrete. A queste cerchiamo di unire, attraverso la diffusione sulla stampa locale e incontri diretti sul territorio, un buon lavoro di comunicazione anche qui in Provincia. Poi per chi segue i progetti – continua Rosatti – la parte più soddisfacente è sicuramente il veder concretizzarsi progetti che sembravano irrealizzabili”. Secondo il presidente del Consorzio, infatti, “la cooperazione allo sviluppo è un bellissimo e grande spazio per realizzare dei sogni”. “Credo – conclude Rosatti – che chi opera in questo settore debba avere davvero dei sogni grandi”. E il Consorzio Associazioni con il Mozambico qualche sogno l’ha realizzato. L’ultimo desiderio è stato avverato martedì 5 maggio, quando la voce di Fiorella Mannoia in concerto in Trentino è andata in onda sulle frequenze di una piccola radio comunitaria africana.
mercoledì 15 aprile 2009
Accompagnatori di Trentino...
Nei boschi, nelle località turistiche, sulle piste ciclabili e negli alberghi di tutto il Trentino ci sarà, a partire dalla prossima stagione estiva, un’inedita figura professionale: l’accompagnatore di territorio.
Si tratta, come la definisce la legge nazionale, di una guida di mezza montagna, formata dalla Provincia Autonoma di Trento a seguito della rilettura proprio della legge italiana, che prevede questo nuovo modo di vivere e promuovere una terra.
Gli accompagnatori di territorio vogliono infatti incoraggiare un originale modo di fare vacanza, caratterizzato da tempi più dilatati e approcci alternativi al territorio trentino, per fare in modo che il turismo di massa diventi un turismo dei dettagli.
L’accompagnatore di territorio proporrà percorsi turistici alternativi, accompagnerà le persone nella natura, nei boschi per vedere, passeggiare, fare sport ma non solo. L’obiettivo dell’accompagnatore di territorio sarà infatti quello di far comprendere anche la zona visitata dal punto di vista antropologico, botanico, etnografico, attraverso il sapere proprio di ogni singolo accompagnatore, migliorato e specializzato grazie alla formazione guidata dalla Provincia. Ci saranno infatti anche itinerari tematici: geologici, storici e alla scoperta della flora trentina.
Proprio per questo motivo i 50 accompagnatori di territorio che oggi esistono in Trentino sono tutti diversi sia di età (ci sono infatti giovani ma anche neo-pensionati) che, soprattutto, per estrazione culturale: ci sono biologi, sociologi, appassionati di montagna, laureati in scienze naturali, medici…cosicché ognuno di loro possa dare il suo personale contributo al progetto. In comune hanno però certamente tutti un grande amore per il luogo in cui vivono e un senso di valorizzazione del territorio.
I 50 accompagnatori trentini, diplomatisi nel novembre scorso, sono ora riuniti in un’associazione che sta promuovendo, insieme ovviamente con
Il presidente dell’associazione è lo scultore e scrittore della Val Rendena Nicola Cozzio, alla vice-presidenza, invece, una giovane donna, Francesca Zeni, di Pergine che, orgogliosa, ha affermato: “Sono molto contenta di poter dire che la partecipazione femminile è molto alta: il direttivo è composto da sette persone, quattro delle quali sono donne. Sono anche molto contenta – ha continuato la vicepresidente – visto che sono di Pergine, di contare ben undici accompagnatori di territorio originari della Valsugana”.
L’associazione inoltre vuole essere un vero e proprio punto di riferimento per tutti questi nuovi professionisti: anche i diplomandi del secondo corso organizzato dalla Provincia sono infatti invitati a prendere parte attiva nella federazione.
Per ora questo è per tutti solo un secondo lavoro ma qualcuno spera di trovare un’occupazione a tempo pieno: “La figura professionale è ancora in via di caratterizzazione – ha detto Francesca Zeni – ma ciò che ci fa ben sperare è che
martedì 17 marzo 2009
mercoledì 11 marzo 2009
Il piccolo principe
"Buon giorno", disse il piccolo principe.
"Buon giorno", disse il fiore.
"Dove sono gli uomini?" domandò gentilmente il piccolo principe.
Un giorno il fiore aveva visto passare una carovana:
"Gli uomini? Ne esistono, credo, sei o sette. Li ho visti molti anni fa. Ma non si sa mai dove trovarli. Il vento li spinge qua e là. Non hanno radici, e questo li imbarazza molto".
"Addio", disse il principe.
"Addio", disse il fiore.
lunedì 2 marzo 2009
The real winner
lunedì 23 febbraio 2009
venerdì 20 febbraio 2009
Sanremo è Sanremo? o Sanremo è Benigni?
This video is no longer available due to a copyright claim by Rai: You Tube parla chiaro!
Nell'era di internet, nell'era del podcasting, dunque, o hai visto il Festival musicale più vecchio d'Italia (che, diciamocelo, i suoi quasi sessant'anni se li porta pure maluccio) o il raro momento di alta televisione italiana non lo vedrai mai più.
Ma internet è più forte. L'arte e la libertà di condividerla sono più forti
Dai un'occhiata: CLICCA QUI ... E buon Benigni a tutti. Anzi...Buon Sanremo a tutti!
lunedì 16 febbraio 2009
domenica 8 febbraio 2009
Eluana e la democrazia italiana
INTENTO DE GOLPE
di Paolo Flores D'Arcais
Lo que Berlusconi está intentando es un auténtico y genuino golpe moral e institucional. Quiere imponer al país una ley medieval, que pretende sustraer al ciudadano el derecho sobre su vida y su propio cuerpo, para entregarlo a la voluntad totalitaria de la Iglesia y del Estado. Y como al hacer esto se enfrenta con todas las decisiones tomadas a este respecto por la magistratura (en todos los niveles, incluido el europeo) y con el rechazo del Jefe del Estado a firmar un decreto ley descaradamente anticonstitucional, Berlusconi anuncia que pretende dar la vuelta a la ley y a la Constitución con una sesión río del Parlamento y con proclamas dirigidas al "pueblo" (es decir a los telespectadores que manipula gracias a su monopolio televisivo).
El caso de Eluana Englaro es clarísimo: en estado vegetativo permanente desde hace 17 años, había comunicado al padre y a sus amigos su firme voluntad de no ser "salvada" por ninguna máquina en caso de que le ocurriera lo que le había ocurrido a un amigo suyo. Su voluntad ha sido juzgada inequívocamente por los tribunales que se han tenido que pronunciar y, por lo tanto, una sentencia definitiva e inapelable ha permitido que a Eluana se le "desconectara la sonda".
Por otro lado, la Constitución italiana garantiza al ciudadano el rechazo de cualquier tratamiento médico, incluso cuando la falta de éste pueda acarrear la muerte. Y no se puede imponer la alimentación forzada, ni siquiera a quien quiera dejarse morir por una huelga de hambre y sed.
Ante el diktat khomeinista de la Iglesia de Ratzinger, que considera un asesinato respetar la voluntad de Eluana, el Gobierno de Berlusconi (no hay gobierno más pagano y sometido a la mamma que éste) ha violado cualquier norma y procedimiento con tal de imponer la voluntad torturadora de la Iglesia jerárquica (sin embargo, muchísimos curas e incluso algún obispo se han manifestado respetuosos con la ley y la libertad de los individuos).
Berlusconi ha decidio abrir un verdadero casus belli declarando su intención de cambiar inmediatamente la Constitución para poder gobernar sistemáticamente con decretos-ley, saltándose los debates parlamentarios, proclamando así, abiertamente, su pulsión de dictadura. Italia entra, por tanto, en un periodo de emergencia democrática absoluta, más grave aún porque Europa parece no darse cuenta de la seriedad de la vocación totalitaria de Berlusconi.
En el país se ha puesto en marcha rápidamente un tam-tam mediático de ciudadanos que quieren auto-organizar una oposición a las acciones liberticidas del Gobierno. Falta, sin embargo, una reacción digna de su nombre del Partido Demócrata de Veltroni, completamente empantanado en su subalternidad psicológica y cultural al berlusconismo, si bien las declaraciones de Berlusconi no dejen lugar a dudas: su Gobierno quiere destruir toda forma de control, todo límite, todo balance, toda autonomía, que obstaculice la dictadura de hecho del Gobierno.
A jueces, periodistas, sindicalistas y cualquier ciudadano comprometido, se les tilda de "comunistas" y hasta de terroristas si no se someten a un Gobierno subversivo que está destrozando la democracia liberal en Italia.
El Pais, 7 febbraio 2009
domenica 1 febbraio 2009
Homeless
IMMIGRATO SENZATETTO PICCHIATO E BRUCIATO. CONFESSANO TRE RAGAZZI, UNO HA 16 ANNI
di Carlo Bonini
I carabinieri hanno individuato i responsabili dell'aggressione e del tentato omicidio di un extracomunitario avvenuto nella notte a Nettuno, alle porte di Roma. Sono tre ragazzi: i due più grandi hanno 29 e 19 anni e risiedono nella cittadina, il più piccolo ne ha 16 e vive ad Ardea. I tre hanno confessato il barbaro gesto. Dopo una notte di sballi, di alcol e droga, hanno avuto l'idea al distributore di benzina. Si sono procurati una tanica e sono andati in giro "alla ricerca di un barbone". Ora sono accusati di di tentato omicidio in concorso.
Alla domanda se sia confermata o meno la matrice razziale dell'aggressione e del tentato omicidio il comandante del Nucleo provinciale del Carabinieri di Roma, Vittorio Tommasone, dice: "Al momento l'unica cosa che posso dire è che ci troviamo di fronte a un gesto di stupidità assoluta. Non capire lo sfondo dietro questo atroce episodio sarebbe come non vedere ciò che succede attorno ai nostri giovani. L'uso smodato di droghe ed alcol a cui si sottopongono condiziona il loro comportamento".
I tre ragazzi hanno spiegato di aver aggredito l'uomo in uno stato alterato da alcol e hashish e che nel loro gesto non ci sarebbero stati motivi razziali. I tre, durante l'interrogatorio, hanno detto di aver voluto compiere un "gesto eclatante per provare una forte emozione". "Cercavamo uno che dorme in strada, non per forza un romeno o un nero". Cercavano un debole.
Il fatto. Il minorenne ed i suoi amici, incensurati, e con famiglie di lavoratori alle spalle, tornando a casa la scorsa notte sono passati davanti alla stazione di Nettuno. Qui, secondo la ricostruzione dei carabinieri, hanno insultato e aggredito il senzatetto che dormiva nell'atrio. Poi si sono allontanati e mentre erano al distributore hanno avuto l'idea di fare "uno scherzo al barbone", così come loro stessi hanno detto agli investigatori. Tornati nella stazione hanno dato fuoco all'immigrato: non riuscendo più a spegnere le fiamme, sono scappati.
La vittima. I carabinieri hanno trovato l'indiano ancora con gli abiti avvolti dal fuoco, le gambe già completamente ustionate. Navte Singh, 35
anni, sikh, dormiva lì ormai da molte notti. Aveva perso il lavoro di muratore e non aveva più soldi.
L'uomo è riuscito a dire pochissime parole poi ha perso i sensi per il dolore. Ha ustioni di terzo grado sul 40% del corpo, agli arti inferiori, alle mani, a parte dell'addome e al collo. "Non è in pericolo di vita ma la prognosi rimane riservata", dice il primario del Centro ustioni del Sant'Eugenio di Roma, Paolo Palombo.
da Repubblica.it, 1 febbraio 2009
Ieri ho fatto: qualche risposta a qualche domanda su chi "sceglie" la vita per strada.
martedì 27 gennaio 2009
Giorno della memoria
Parlamento Italiano, Legge 20 luglio 2000, n. 211
LETTERA ALLA MADRE
frammento
[…] Fili elettrici, alti e doppi,
non ti lasceranno mai più rivedere tua figlia, Mamma.
Non credere alle mie lettere censurate,
ben diversa è la verità; ma non piangere, Mamma.
E se vuoi seguire le tracce di tua figlia
non chiedere a nessuno, non bussare a nessuna porta:
cerca le ceneri nei campi di Auschwitz,
le troverai lì. Ma non piangere — qui c’è già troppa amarezza.
E se vuoi scoprire le tracce di tua figlia
cerca le ceneri nei campi di Birkenau:
saranno lì — Cerca, cerca le ceneri
nei campi di Auschwitz, nei boschi di Birkenau.
Cerca le ceneri, Mamma — io sarò lì!
Monika Dombke, Birkenau, 1943
Nel frattempo il vescovo Richard Williamson, appena riabilitato da Papa Ratzinger afferma, senza troppi giri di parole, che le camere a gas non sono mai esistite. Video RepubblicaRadioTv
martedì 20 gennaio 2009
lunedì 19 gennaio 2009
DTT, una nuova possibilità
La Provincia Autonoma di Trento è stata scelta su base nazionale per la sperimentazione del DTT, la tecnologia televisiva digitale terrestre.
Ad oggi la situazione la conosciamo tutti. Nessuno, però, pare preoccuparsene come dovrebbe. Il proprietario dei tre canali Mediaset è Silvio Berlusconi. Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi. E anche se dal 1975, quando fu emanata la legge denominata Riforma della Rai che introdusse nuove norme in materia di diffusione televisiva, il controllo delle reti pubbliche non è più di competenza del Governo ma del Parlamento, è evidente la grande influenza del, tra le tante cose, Presidente del Milan, nel mondo dell'informazione e della comunicazione italiana.
In Trentino la sperimentazione partirà il 15 febbraio 2009. Inizialmente la transizione dal sistema analogico a quello digitale sarà parziale: Rai 2 e Rete 4 saranno infatti gli unici due canali che non si potranno più ricevere con il sistema analogico. Consecutivamente, nell'ottobre 2009, passeranno al digitale tutte le reti nazionali e locali. Per ricevere il segnale digitale è necessario o un televisore digitale o un decoder, piccolo apparecchio che si collega alla televisione analogica per non essere obbligati a cambiarla.
L'acquisto imposto sempre provoca reazioni negative. E questo sta accadendo anche in Trentino. Facendo un giro nei negozi di elettronica è presto verificabile: cittadini disorientati che comperano decoder lamentandosi del fatto di doverlo fare. Vorrei non succedesse. Il digitale terrestre dà l'opportunità di guadagnare qualcosa che non ha prezzo: un'informazione più libera, un numero maggiore di idee e opinioni e punti di vista. Anche questo, anzi soprattutto questo, è democrazia.
giovedì 15 gennaio 2009
sabato 10 gennaio 2009
Brainstorming: straniero
Cittadino del mondo
Il tuo Cristo è ebreo
e la tua democrazia è greca
la tua scrittura è latina
e i tuoi numeri sono arabi
la tua auto è giapponese
e il tuo caffé è brasiliano
il tuo orologio è svizzero
e il tuo walkman è coreano
la tua pizza è italiana
e la tua camicia è hawaiana
le tue vacanze sono turche, tunisine o marocchine.
Cittadino del mondo
non rimproverare il tuo vicino di essere... straniero
...amigo blanco:
Cuando yo nacer, yo negro
Cuando yo crecer, yo negro
Cuando yo sol, yo negro
Cuando yo frio, yo negro
Cuando yo asustado, yo negro
Cuando yo enfermo, yo negro
Cuando yo morir, yo negro
Cuando tu nacer, tu rosado
Cuando tu crecer, tu blanco
Cuando tu sol, tu rojo
Cuando tu frio, tu morado
Cuando tu asustado, tu amarillo
Cuando tu enfermo, tu verde
Cuando tu morir, tu gris
Entonces... tu tener bolas de llamarme a mi "de color"?
mercoledì 7 gennaio 2009
Internet e i "cattivi"
Mi incuriosico, continuo a cliccare, e leggo di che si tratta: "Provenzano e Riina su Facebook. Gruppi di sostenitori che ne esaltano la storia e le gesta come fossero eroi e non brutali assassini, mandanti o esecutori di centinaia di omicidi, protagonisti delle pagine più buie e sanguinose della nostra storia. Uomini come Peppino Impastato, Libero Grassi, Pio La Torre, Rocco Chinnici, Placido Rizzotto, Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino, Beppe Alfano, Pippo Fava -solo per citarne alcuni- non meritano tutto questo. Non meritano che la loro memoria venga oltraggiata così impunemente dai sostenitori della mafia. Questi gruppi vanno chiusi. La mafia va isolata nella realtà e in tutte le sue espressioni, compresa Facebook".
Voglio dare anche un'occhiata a questi gruppi dei sostenitori della mafia. Ne clicco uno a caso. Non si legge il titolo del gruppo sul link. Si apre la pagina. Il titolo mi fa quasi ridere: "Gruppo creato per la santificazione di Bernardo Provenzano"; descrizione del gruppo: "Bernardo Provenzano santo subito". Continuo a leggere perchè non posso credere che 237 persone iscritte al gruppo (o anche solo una che lo ha fondato) non stiano facendo dell'ironia. Mi rendo conto presto, stupita, che il gruppo non ha nulla di ironico: è un vero e proprio fan club di Bernardo Provenzano.
Decido che sono d'accordo con il mio amico di Catania: mi iscrivo al gruppo "Fuori la mafia da Facebook".
Accendo il pc, come ogni mattina se sono in casa. Apro la pagina di Repubblica per leggere le notizie. Un titolo cattura subito la mia attenzione: "Riina su Facebook, indaga il pm. Il sospetto: operazione della mafia". Ho letto l'articolo è il pensiero è tornato allo stupore di ieri. Nessuna ironia ma ancora una volta, probabilmente, la rete dalla parte dei "cattivi". E non mi faccio problemi, questa volta, a pensarla come i bambini: sissignori questi sono cattivi veri come il lupo di Cappuccetto Rosso e la matrigna di Biancaneve. Solo che spesso le storie di cronaca narrate dai giornali con questi cattivi per antagonisti non hanno avuto un lieto fine.
RIINA SU FACEBOOK; INDAGA IL PM
IL SOSPETTO: OPERAZIONE DELLA MAFIA
di Attilio Bolzoni
Se Totò Riina è diventato "un mito" e Bernardo Provenzano lo vogliono fare "subito santo", qualcuno si sta chiedendo se per caso i mafiosi non abbiano deciso di utilizzare anche la Rete. Per andare alla ricerca di qualcosa che in Sicilia non hanno più come avevano prima: il consenso. Su Facebook forse non sono soltanto certi scapestrati ragazzini a inneggiare ai boss, forse c'è anche dell'altro. Alla procura di Palermo "guardano con molta attenzione" a quello che sta avvenendo in questi giorni sul social network più frequentato di Internet, insomma sembra prossima l'apertura di un'inchiesta giudiziaria.
In Rete non sono finiti solo gli "auguri ai Padrini" o le foto di quelli che hanno aderito ai Provenzano fans club, c'è anche chi ha messo in discussione sentenze definitive su capimafia accusati di omicidi e stragi, chi ha più volte ribadito nei suoi messaggi: "Ma siamo sicuri che quei verdetti siano davvero giusti?". Il sospetto è che dietro la stupidaggine e la volgarità di alcuni si nascondano personaggi con ben altri obiettivi. Come se ci fosse una regia. Per riproporre i soliti temi cari ai mafiosi: la revisione dei processi e un aggiustamento del 41 bis.
Per ora è soltanto un'ipotesi. Ma è un'ipotesi davanti alla quale il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso non si stupisce. Al contrario, il procuratore risponde: "Ci credo, è possibile. Non siamo più ai tempi del sasso in bocca. E se fino a qualche anno fa c'erano ancora capi mandamento di Palermo che nei loro salotti parlavano di contattare giornalisti importanti per sostenerli in una campagna propagandistica, perché dobbiamo escludere che i mafiosi oggi non sfruttino mediaticamente tutte le possibilità?".
Aggiunge Grasso: "I mafiosi si muovono nel mondo globale a grande velocità, sono sempre i più svelti ad adattarsi alle novità". Dopo i proclami - famoso quello di Leoluca Bagarella il 12 luglio del 2002 davanti alla Corte di Assise di Trapani - e dopo le pubbliche manifestazioni per un carcere meno duro - famoso lo striscione esibito il 22 dicembre 2002 dagli ultras alla curva sud dello stadio della Favorita - potrebbe diventare il web la nuova frontiera mafiosa. Già qualche tempo fa qualche uomo d'onore era particolarmente interessato alle potenzialità della Rete. E c'era già chi la stava "studiando". Erano stati i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, quelli di Brancaccio coinvolti nelle bombe di Firenze e Roma e Milano del '93, a dare incarico alla sorella Nunzia (intercettata a colloquio con i fratelli mentre parlava proprio di esplorare il mondo on line per loro conto) per intervenire sulle cose di famiglia. E per lanciare segnali. Per promuovere "l'immagine mafia" in Sicilia e in Italia.
Le ultime scorribande su Facebook rientrano nella nuova strategia di comunicazione di Cosa Nostra? È quello che proverà ad accertare l'inchiesta che si prepara ad aprire la procura della repubblica di Palermo - probabilmente la delega sarà affidata alla polizia postale - nei prossimi giorni. Il confine fra chi è diventato "amico di Totò Riina" e chi invece sta progettando altro in Rete, naturalmente è assai sottile e scivoloso. Neanche una settimana fa erano già migliaia quegli "amici" dei boss corleonesi - 2228 iscritti al fianco del solo "zio Totò", 34 i Provenzano fans club, 85 i ragazzi che sostengono il sito "Ma cosa vi ha fatto il figlio di Riina?". Un modo per sostenere Salvo, il secondogenito del boss, nella sua ultima battaglia.
Quella di lasciare Corleone, dove oggi è ancora al soggiorno obbligato, per emigrare a Cernusco sul Naviglio e rifarsi una vita. Ottantacinque ragazzi che vogliono generosamente offrire una chance a un loro coetaneo o qualcosa d'altro? "È preoccupante che certi personaggi di mafia esercitino un grande fascino. Per cercare di apparire dissacratori, controcorrente, originali, quei ragazzi finiscono per alimentare il mito di assassini, autori di stragi", dice il neo procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia. E ancora il procuratore Pietro Grasso: "Non sono d'accordo per una censura del sito, oscurare non serve. Contro chi inneggia a quei boss bisogna scatenare una grande reazione civile. E sommergere quegli altri con una valanga di messaggi di segno contrario". È un po' quello che è accaduto. Più di 100 mila firme su Facebook per cancellare i "sostenitori" dei boss di Corleone. E altre 50 mila per gridare: "A noi la mafia fa schifo".
da Repubblica.it, 7 gennaio 2009